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La chiesa della SS. Annunziata
Gruppo ligneo dell'Addolorata

Cenni storico-artistici

Gruppo dell'Addolorata (prima e dopo i restauri) - Click per versione 720x393


Stefano Maria (1719-1794) e Giuseppe Maria (? - 1763) CLEMENTE
Claudio Francesco BEAUMONT (1694-1766)



Gruppo ligneo raffigurante l'Addolorata 1749-1750, 1774-1775

La collocazione attuale del gruppo, sull'altare della Cappella dell'Addolorata, all'interno della costruzione nuova a tre navate progettata dall'ing. Giuseppe Gallo (1918-1926), riproduce puntualmente quella voluta dalla Confraternita della SS. Annunziata nel 1773 (Archivio della Confraternita, Libro degli Ordinati 1729-1797, Ordinato 16 agosto 1773). In quell'anno, i Confratelli decisero infatti di costruire, a fianco del presbiterio della loro chiesa (lato sinistro), una cappella nuova per "esporre alla continua divozione de' Fedeli la Pietà esposta in Machina".

All'iniziativa prestarono la loro opera in primo luogo i confratelli stessi, fra i quali l'architetto Ignazio Giulio fornì il progetto dell'edificio e l'architetto regio Francesco Martinez il disegno dell'altare e della balaustra.
L'insieme era già terminato alla fine del 1774.
Contemporaneamente veniva richiesto allo scultore Stefano Maria Clemente, unico degli autori della "Pietà" ancora vivente e attivissimo in tutto il Piemonte, di integrare l'insieme con due figure, le statue di Maria Maddalena e della Veronica, che conferissero al gruppo originario un rilievo scenografico adatto alla collocazione sull'altare. Le due statue erano pronte già nell'estate del 1775 e furono collaudate il 28 luglio dello stesso anno da Ignazio Collino e stimate da Giovanni Battista Bernero, entrambi scultori regi.
Il gruppo, raffigurante l'Addolorata confortata da Giovanni Evangelista e attorniata da tre putti alati e da un angelo adulto, è nato infatti come "Machina" processionale. Nell'Ordinato del 22 giugno 1749 (Archivio, Libro degli Ordinati, cit.) è riassunta la vicenda della sua costruzione: al desiderio dei Confratelli di sostituire la statua dell'Addolorata in uso da molti anni, aveva risposto il Cavalier Beaumont, primo pittore di corte e guida della scuola di disegno per pittori, scultori e tappezzieri istituita dal re Carlo Emanuele III nel 1738. Questi "aveva fatto penetrare qualche idea, che aveva per una nuova machina di convenienza e decoro di questa nostra Confraternita", offrendo il disegno, impegnandosi al controllo e al collaudo finale dell'opera e proponendo come scultori i "SS.ri Fratelli Clementi [ ... ] da esso sperimentati in simil genere di lavoro". Il modello in cera "rappresentante la Vergine Addolorata sul Calvario vicina alla Croce, sostenuta da S.Giovanni, con quattro Angeli portanti e contemplanti alcuni misteri della Passione" fu presentato a confratelli e consorelle nel coro della chiesa il 26 maggio 1749 e accolto con entusiasmo.
Il 5 giugno 1749 Giuseppe Matia e Stefano Maria Clemente firmarono una convenzione molto articolata, in cui si impegnavano a lavorare sotto il diretto controllo dei Beaumont, fornendo i modelli in creta per le teste, le mani, i panneggi, provvedendo al legno sia per le statue sia per il tavolone di sostegno e le barre per il trasporto. Il lavoro di scultura fu collaudato dal Beaumont il 21 aprile 1750 e le statue furono dipinte da tre giovani allievi dei pittore, Giovanni Domenico Molinari, Nicola Peyroleri e Vittorio Rapous. Il "prezzo convenuto" per tutta l'opera dei Clemente, "lire settecento", fu saldato il 22 aprile 1750, immediatamente dopo il collaudo, ma la soddisfazione della Confraternita dovette essere superiore alle aspettative, poichè, il 14 febbraio 1751 agli scultori vengono date ancora 100 lire "a titolo di regalo per la Machina nuova, da essi costrutta, la quale ha incontrato l'universale gradimento".
La "machina" fu portata in processione per la prima volta il giovedì santo dello stesso 1751 e l'eco del consenso e dell'ammirazione suscitata si legge nella Guida de' Forestieri per la Real Città di Torino, dove nel 1753 il Craveri segnala che i Confratelli della SS. Annunziata "nel Giovedì Santo a sera portano una superba Macchina, rappresentante la Vergine Addolorata". Poco più di vent'anni dopo, il clima culturale è sicuramente mutato: si è allentato il rapporto tra prestigio sociale e scenografia processionale, i Confratelli riparano la loro splendida Addolorata all'interno di una cappella appositamente costruita e anche le due statue nuove del Clemente paiono emotivamente più rattenute e più accademiche rispetto al gruppo originario.
Non sono cambiati, però, i legami strettissimi della Confraternita, e dei confratelli, con gli artisti operanti per la corte: negli anni stessi in cui disegna altare e balaustra per l'Addolorata, Francesco Martinez è incaricato di progettare le tombe reali a Superga.


Fonti

- Archivio della Confraternita della SS. Annunziata; Archivio Parrocchiale.


Bibliografia

- G.G.CRAVERI, Guida de' Forestieri per la Real Città di Torino, Torino 1753, p. 56; La Chiesa della SS.Annunziata nel primo centenario della Parrocchia ed inaugurandosi la nuova facciata I luglio 1934, Torino 1934, ill. p.42; L.MALLE' Le arti figurative in Piemonte, in Storia del Piemonte, Il, Torino 1961, p. 884; Schede Vesme 1, Torino 1963, pp.325-326; La Confraternita della SS.Annunziata. Storia di una antica istituzione torinese benemerita e quasi sconosciuta, a cura dell'Amministrazione, Torino 1964; A.GRISERI, Le metamorfosi del Barocco, Torino 1967, p.281 n.; L. TAMBURINI, Le Chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco, Torino 1968, pp.172-173; M. DI MACCO, Clemente Stefano Maria, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXVI, 1982, p.371, con bibliografia precedente; N.U. GULMINI, Scultori e maestri del legno nel cantiere della chiesa della SS. Annunziata in Torino: 1745-1792, in "Studi piemontesi", marzo 1993,XXII, fasc. 1,pp.105-117 e in part. 105-106, 110-111 e note relative

Relazione del restauro

(A. Curti, M.M. Barrera)

Lo stato di conservazione dell'opera, complessivamente discreto, risultava tuttavia deturpato da una completa ridipintura ottocentesca, alterata e annerita da un ulteriore strato ceroso sovrammesso. Il legno dei supporto era vittima di un diffuso attacco di insetti xilofagi, maggiormente concentrato nelle parti laterali e basamentali. Poche parti risultavano pericolanti e poche le disgiunzioni di supporto, come ad esempio la mano dei bambino in primo piano (oggetto di recente vandalismo), le dita e le mani della Maddalena, le mani della Madonna, il braccio e l'ala dell'angioletto in alto, il piede della Veronica, alcuni masselli dei basamento. Si riscontravano numerose fessurazioni delle cromie in corrispondenza della giunzione dei masselli, causate dai naturali movimenti dei legno. Vi erano inoltre localizzate mancanze di supporto, in corrispondenza delle dita di alcune statue e nelle parti più aggettanti dell'opera. La ridipintura ottocentesca dava al Gruppo dell'Addolorata un'impronta cupa e drammatica, scegliendo per la ripresa pittorica tonalità scure, ulteriormente accentuate da vibrazioni cromatiche.

In seguito ad una attenta mappatura stratigrafica per quantificare la cromia originale e presa visione dei risultati delle analisi chimiche e statigrafiche previo microprelievi di campioni, la Direzione Lavori ha autorizzato l'asportazione dello strato protettivo ceroso e della ridipintura ottocentesca, solo dopo una corretta documentazione fotografica. La rimozione di suddetta ridipintura ha consentito il recupero delle cromie settecentesche originali, consentendo inoltre di verificare la presenza di interventi manutentivi dei supporto, con inserti lignei e pezze di tela sul basamento, avvenuti in epoche passate.
Lo strato sovrammesso all'originale è stato asportato con metodologie diverse a seconda delle zone: in seguito ai tests di solubilità di Feller è stato possibile definire il solvente più idoneo per le diverse campiture. Il supporto è poi stato trattato con un antisettico liquido per quanto riguarda la disinfestazione, mentre i consolidamenti dei legno sono stati effettuati con resina polimetacrilata.
Le principali fessurazioni sono state colmate con inserti lignei, incollaggi e viti inox hanno risolto problemi di riassemblaggio mentre le lacune di superficie sono state colmate a gesso e colla.
L'integrazione pittorica è stata eseguita ad acquerello con poche rifiniture a vernice solo in corrispondenza delle limitate lacune della pellicola pittorica originale, che, in buona conservazione, ricopriva quasi interamente la superficie. Come protettivo superficiale è stata impiegata vernice mat stesa per nebulizzazione.