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La collocazione attuale del gruppo, sull'altare della Cappella dell'Addolorata, all'interno della costruzione nuova a tre navate progettata dall'ing. Giuseppe Gallo (1918-1926), riproduce puntualmente quella voluta dalla Confraternita della SS. Annunziata nel 1773 (Archivio della Confraternita, Libro degli Ordinati 1729-1797, Ordinato 16 agosto 1773). In quell'anno, i Confratelli decisero infatti di costruire, a fianco del presbiterio della loro chiesa (lato sinistro), una cappella nuova per "esporre alla continua divozione de' Fedeli la Pietà esposta in Machina".
All'iniziativa prestarono la loro opera in primo luogo i confratelli stessi, fra i quali l'architetto Ignazio Giulio fornì il progetto dell'edificio e
l'architetto regio Francesco Martinez il disegno dell'altare e della balaustra.
L'insieme era già terminato alla fine del
1774.
Contemporaneamente veniva richiesto allo scultore Stefano Maria Clemente, unico degli autori della "Pietà" ancora
vivente e attivissimo in tutto il Piemonte, di integrare l'insieme con due figure, le statue di Maria Maddalena e della
Veronica, che conferissero al gruppo originario un rilievo scenografico adatto alla collocazione sull'altare. Le due statue
erano pronte già nell'estate del 1775 e furono collaudate il 28 luglio dello stesso anno da Ignazio Collino e stimate da
Giovanni Battista Bernero, entrambi scultori regi.
Il gruppo, raffigurante l'Addolorata confortata da Giovanni Evangelista e attorniata da tre putti alati e da un angelo
adulto, è nato infatti come "Machina" processionale.
Nell'Ordinato del 22 giugno 1749 (Archivio, Libro degli Ordinati, cit.) è riassunta la vicenda della sua costruzione: al
desiderio dei Confratelli di sostituire la statua dell'Addolorata in uso da molti anni, aveva risposto il Cavalier Beaumont,
primo pittore di corte e guida della scuola di disegno per pittori, scultori e tappezzieri istituita dal re Carlo Emanuele
III nel 1738. Questi "aveva fatto penetrare qualche idea, che aveva per una nuova machina di convenienza e decoro di questa
nostra Confraternita", offrendo il disegno, impegnandosi al controllo e al collaudo finale dell'opera e proponendo come
scultori i "SS.ri Fratelli Clementi [ ... ] da esso sperimentati in simil genere di lavoro".
Il modello in cera "rappresentante la Vergine Addolorata sul Calvario vicina alla Croce, sostenuta da S.Giovanni, con
quattro Angeli portanti e contemplanti alcuni misteri della Passione" fu presentato a confratelli e consorelle nel coro della
chiesa il 26 maggio 1749 e accolto con entusiasmo.
Il 5 giugno 1749 Giuseppe Matia e Stefano Maria Clemente firmarono una
convenzione molto articolata, in cui si impegnavano a lavorare sotto il diretto controllo dei Beaumont, fornendo i modelli in
creta per le teste, le mani, i panneggi, provvedendo al legno sia per le statue sia per il tavolone di sostegno e le barre
per il trasporto. Il lavoro di scultura fu collaudato dal Beaumont il 21 aprile 1750 e le statue furono dipinte da tre
giovani allievi dei pittore, Giovanni Domenico Molinari, Nicola Peyroleri e Vittorio Rapous.
Il "prezzo convenuto" per tutta l'opera dei Clemente, "lire settecento", fu saldato il 22 aprile 1750, immediatamente dopo
il collaudo, ma la soddisfazione della Confraternita dovette essere superiore alle aspettative, poichè, il 14 febbraio 1751
agli scultori vengono date ancora 100 lire "a titolo di regalo per la Machina nuova, da essi costrutta, la quale ha
incontrato l'universale gradimento".
La "machina" fu portata in processione per la prima volta il giovedì santo dello stesso 1751 e l'eco del consenso e
dell'ammirazione suscitata si legge nella Guida de' Forestieri per la Real Città di Torino, dove nel 1753 il Craveri segnala
che i Confratelli della SS. Annunziata "nel Giovedì Santo a sera portano una superba Macchina, rappresentante la Vergine
Addolorata".
Poco più di vent'anni dopo, il clima culturale è sicuramente mutato: si è allentato il rapporto tra prestigio sociale e
scenografia processionale, i Confratelli riparano la loro splendida Addolorata all'interno di una cappella appositamente
costruita e anche le due statue nuove del Clemente paiono emotivamente più rattenute e più accademiche rispetto al gruppo
originario.
Non sono cambiati, però, i legami strettissimi della Confraternita, e dei confratelli, con gli artisti operanti
per la corte: negli anni stessi in cui disegna altare e balaustra per l'Addolorata, Francesco Martinez è incaricato di
progettare le tombe reali a Superga.
In seguito ad una attenta mappatura stratigrafica per quantificare la cromia originale e presa visione dei risultati delle
analisi chimiche e statigrafiche previo microprelievi di campioni, la Direzione Lavori ha autorizzato l'asportazione dello
strato protettivo ceroso e della ridipintura ottocentesca, solo dopo una corretta documentazione fotografica.
La rimozione di suddetta ridipintura ha consentito il recupero delle cromie settecentesche originali, consentendo inoltre di
verificare la presenza di interventi manutentivi dei supporto, con inserti lignei e pezze di tela sul basamento, avvenuti in
epoche passate.
Lo strato sovrammesso all'originale è stato asportato con metodologie diverse a seconda delle zone: in seguito ai tests di
solubilità di Feller è stato possibile definire il solvente più idoneo per le diverse campiture.
Il supporto è poi stato trattato con un antisettico liquido per quanto riguarda la disinfestazione, mentre i consolidamenti
dei legno sono stati effettuati con resina polimetacrilata.
Le principali fessurazioni sono state colmate con inserti lignei, incollaggi e viti inox hanno risolto problemi di
riassemblaggio mentre le lacune di superficie sono state colmate a gesso e colla.
L'integrazione pittorica è stata eseguita ad acquerello con poche rifiniture a vernice solo in corrispondenza delle limitate
lacune della pellicola pittorica originale, che, in buona conservazione, ricopriva quasi interamente la superficie.
Come protettivo superficiale è stata impiegata vernice mat stesa per nebulizzazione.