PARROCCHIA SS. ANNUNZIATA - VIA PO, 45 - 10124 TORINO - TEL. 011 817 14 23
2. Leggiamo insieme un antico racconto (Giustino, Prima Apologia, cap. 67)
7. Tutti in piedi: entra il sacerdote!
10. Una preghiera chiamata "colletta"
18. Si preparano i doni: pane e vino
21. Vieni, ti introduco nel Mistero
23. Per Cristo, con Cristo e in Cristo
24. Obbedienti...osiamo dire: Padre nostro
25. Nell'attesa che si compia la beata speranza...
26. La pace del Signore sia sempre con voi!
27. Beati gli invitati alla Cena del Signore
Caro amico, cara amica,
ti invitiamo a leggere queste righe scritte per te da alcuni giovani animatori di una Parrocchia di Torino. Abbiamo avuto modo di accompagnare ragazzi dalla I superiore fino all'università nella loro ricerca di realizzazione; abbiamo avuto la fortuna di conoscere molti giovani che vivono l'intensa età dell'adolescenza, la stessa che vivi tu; abbiamo potuto gioire dei loro successi, condividere le loro ansie, incoraggiare le loro speranze; da animatori, da fratelli maggiori, da educatori e da amici, abbiamo ascoltato le loro richieste ed i loro problemi, così da accorgerci che da tutti nasceva l'esigenza ed il desiderio di poter comprendere meglio il ruolo di Cristo e della Chiesa nella propria esistenza di tutti i giorni, nel proprio studio, nella propria famiglia, nelle proprie amicizie...insomma, in tutto!
Così abbiamo ritenuto importante chiedere al nostro parroco, don Ezio, di approfondire di volta in volta il significato della Messa parlandone ai gruppi dei ragazzi della tua età. Perché la Messa? Ma perché noi, un po' più grandi di te, abbiamo sperimentato che da quella celebrazione che viviamo almeno ogni domenica acquista senso l'intera nostra vita, che in quella celebrazione riceviamo la forza per vivere al meglio le nostre giornate, che per quella celebrazione siamo chiamati ad offrire il meglio di noi stessi; abbiamo dunque scoperto che, vivendo con consapevolezza la Messa, possiamo incontrare il Dio che cammina con noi, il Cristo che salva la nostra vita, la Chiesa che ci accoglie e lo Spirito che ci unisce in comunione. Abbiamo scoperto che vivere la Messa significa anche imparare a riscoprire la bellezza ed il gusto per la vita ed a ringraziare per quello che si è e per quello che si fa.
E' per questo che abbiamo pensato di non tenere solo per noi queste considerazioni; così don Ezio le ha raccolte in questo libretto perché anche tu oggi abbia la possibilità di capire un po' di più il senso del giorno del Signore ed i significati dei vari momenti della Messa, partendo dalla esperienza che vivi ogni giorno.
Pensiamo che queste pagine ti potranno aiutare a vivere più consapevolmente la Messa con la tua comunità e crediamo che avrai anche l'occasione di conoscere un po' di più te stesso, di capire un po' di più le persone che fan parte della tua vita, di incontrare "faccia a faccia" il Signore e di riscoprire la bellezza della tua chiamata, tanto da dire, al termine della lettura: "Che bello essere cristiano!".
Il gruppo giovani della Parrocchia
Madonna di Pompei di Torino
Alla tua età -negli anni della tua adolescenza- tutti ti parlano di doveri e di lavoro: "Se non studi sarai bocciato!...La vita è sacrificio!...Diventerai un fannullone!...Se fossi più grato ai nostri sacrifici ti impegneresti di più!...". Queste frasi che sanno un po' di ricatto adesso le senti tu, ieri le ho sentite io e domani le sentiranno altri.
Ma c'è qualcuno che ti parla del riposo, della festa, dello stare in compagnia e in allegria? Vorrei essere io; non per accattivarmi la tua amicizia, ma perché il riposo e la festa sono parti essenziali della vita. Così, siccome tutti ti parlano e ti ordinano che cosa devi fare dal lunedì al sabato, io ti vorrei parlare della domenica.
Cominciare da capo vuol dire che ormai sei convinto che cristianamente "domenica" vuol dire "messa", mentre tu di andare a messa non ne hai sempre voglia. Se ci vanno i tuoi genitori, ti senti obbligato e non libero di decidere in modo autonomo; se i tuoi genitori non ci vanno, stai imparando a pensare che la religione è roba da bambini e da vecchi e, smesse le bretelle, hai smesso anche di pregare; se hai degli amici che frequentano la Chiesa ti senti in crisi a stare con della gente che fa certi discorsi o vede certe cose e poi va in chiesa, cosicché pensi che sarebbe meglio non andarvi; se i tuoi amici o compagni di scuola non vanno a messa...che figura ci fai a dire: "Io ci vado!".
E poi quell'averti dato una immagine della messa più legata alla prima comunione (con tutta quella messa in scena!) che non alla vita; quelle messe balorde dove non ci si sente accolti, tra gente che condivide qualcosa di comune ma dove ognuno pare che preghi un suo Dio su misura, dove ognuno sente ma non ascolta, sbadiglia, va ad accendere la candela, non canta, non si inginocchia per non rovinare i pantaloni, si pulisce con il fazzoletto dopo aver dato la mano al vicino o si soffia il naso per non dargliela...e mille altre cose! Capisco bene che tutto ciò metta a disagio te nel continuare ad andare a messa e, credimi, qualche volta anche me nel celebrarla.
Io non ti conosco, ma ho tanti amici che hanno la tua età: ragazzi che -sembra proprio ieri- servivano messa ed oggi si nascondono la domenica dietro i pilastri a...tenere su la chiesa; ragazzine del coro che oggi trovano più divertente trovarsi in qualche meandro tranquillo della chiesa a chiacchierare con le amiche; tuoi coetanei immusoniti che ogni domenica vengono caricati nel sedile posteriore della utilitaria di papà per il fine settimana e che pensano: "Un'altra domenica da solo per colpa dei grandi, ma quando avrò 18 anni!". Che cosa succederà? Lo sai benissimo: fatta la Cresima, i ragazzi che continuano un cammino di fede, una vita di amicizia in gruppo, un impegno cristiano, sono pochissimi. Ed anche se fai parte di questi, interrompere le attività di oratorio, di scout o di qualunque altro tipo per andare a messa ti scoccia. C'è come un rifiuto che fa parte del rifiuto più ampio di tutto ciò che è legato al mondo dell'infanzia, dell'età senza problemi nella quale si esegue tutto quello che dicono di fare.
Partire dall'inizio dunque è cominciare a capire (prima che tu diventi definitivamente un cristiano anonimo, un credente "in proprio", un praticante senza anima) che cosa è questo giorno che si chiama domenica (= giorno del Signore) e che senso ha quello che i cristiani fanno in questo giorno.
2. Leggiamo insieme un antico racconto (Giustino, Prima Apologia, cap. 67)
"Il giorno che è chiamato giorno del sole, tutti nelle città e in campagna si riuniscono in uno stesso luogo. Si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti, per quanto il tempo lo permette. Quando il lettore ha finito, colui che presiede fa un discorso per ammonire ed esortare all'imitazione di questi begli insegnamenti. Poi ci alziamo tutti e preghiamo insieme ad alta voce. Quindi si porta il pane con del vino e dell'acqua. Colui che presiede fa salire al cielo le preghiere e i rendimenti di grazie con tutto il fervore di cui è capace e tutto il popolo risponde con l'acclamazione Amen. Poi si fa la distribuzione dell'Eucaristia a ciascuno e si manda la loro parte agli assenti attraverso il servizio dei diaconi. Coloro che sono nell'abbondanza e che vogliono donare, donano generosamente ciascuno quanto vuole e ciò che è raccolto è affidato a colui che presiede ed egli assiste gli orfani, le vedove, coloro che sono nel bisogno sia per malattia sia per qualunque altra causa: i prigionieri, gli stranieri di passaggio, insomma, porta soccorso a tutti i bisognosi. Ci riuniamo tutti nel giorno del sole perché è il primo giorno in cui Dio, traendo la materia dalle tenebre, creò il mondo e perché in questo stesso giorno Gesù Cristo, nostro Salvatore, risuscitò da morte".
Ho voluto riferirti questa testimonianza così antica -è infatti della metà del I sec. d.C.!- perché tu non pensi che quanto facciamo la domenica (il giorno del sole!) sia stato inventato qualche tempo fa per tenere buoni i bambini e rallegrare le vecchiette.
Chi si riunisce in quel giorno da sempre è un amante della vita e del mondo e nella sua settimana vuole ringraziare Dio che l'ha chiamato dal nulla al banchetto della vita. Quel riunirci nello stesso luogo è condividere la vittoria di Gesù sulla morte e dunque mettersi dalla parte della vita, del vangelo, della bontà, dell'amicizia...in una parola, di Cristo.
Anche tu hai potuto scorgere che poco è cambiato da quei tempi. Forse è cambiata la qualità della nostra fede, ma non la struttura. Quel riunirsi nello stesso luogo sembra far riferimento al fatto che già il gesto di andare verso la Chiesa fa parte della messa perché lì uno porta la sua vita. Il dar tempo all'ascolto non è un fatto di scarso interesse: l'esempio degli Apostoli reso attuale nella predicazione decide della propria testimonianza. Non sono dimenticati i poveri per i quali si raccoglie con generosità perché in loro Gesù è rimasto e loro Gesù ha prediletto nel raccogliere il primo nucleo del Regno che avrebbe segnato i tempi nuovi e definitivi.
Si comunica allo stesso Pane per formare un solo corpo, senza dimenticare gli assenti ed i malati; così è una comunità che va oltre gli angusti spazi del luogo per arrivare a tutti perché sa che quanto celebra è universale.
Questo mio scritto, quasi una lettera, vuole guidarti attraverso una riflessione, che potrebbe accompagnarti per un mese o poco più, a vivere il giorno del Signore.
E' sempre con simpatia che guardo a due amici che passano a chiamarsi di mattina per andare a scuola insieme o il pomeriggio per un gioco o uno spettacolo...perché non in chiesa insieme? Pensi forse che il Signore sia geloso delle nostre amicizie? E' Lui che mette nel cuore dell'uomo il legame che ci rende solidali e gode del bene che ci vogliamo.
Così la domenica sarebbe bello ripetere i tuoi gesti di tutti i giorni, quelli che ti legano agli altri ed insieme con i tuoi amici avviarti alla tua chiesa.
Leggendo nella Bibbia l'esperienza del popolo ebraico circa il giorno della festa vi ho trovato queste dimensioni: deve esprimere l'essere popolo (di Dio) liberato e libero, capace di offrire al Signore le primizie del suo lavoro, dei suoi affetti familiari, della terra che il Signore gli ha dato. E' quanto vorrei rimanesse in te per tutta la vita.
Andando verso la chiesa cammini verso l'incontro con la tua gente, quella che condivide, nello stesso territorio, il tuo stesso lavoro e le tue stesse gioie; condivide anche le tue speranze, se è gente della tua età. Ma anche gli anziani sono la tua gente, hanno qualcosa da donarti e comunicarti se il tuo cuore si apre a tutti.
Siamo il popolo che appartiene al Signore; per quanto possa essere arduo il vivere, siamo di Qualcuno. Questo ti deve dare pace e ottimismo.
C'è Colui che attende il meglio, la primizia della nostra vita, Colui che è fratello per la persona sola, Padre per l'orfano, Sposo per la vedova, salute per il malato...Colui per il quale vale la pena vestirsi da festa e andargli con gli altri incontro.
Devi sapere che mentre tu fai fatica talvolta ad andare la domenica verso la Chiesa, qualcuno soffre di non poterci andare. I malati, gli anziani, gli handicappati, talora i più poveri o emarginati, quelli per i quali il Signore è venuto e che ha privilegiato, rimangono -o meglio- rimarrebbero esclusi se in qualche modo non li portassimo con noi.
Quando vivevo la mia esperienza di prete giovane con i giovani mi commuoveva il fatto che tra tanti ragazzi vispi e sani ci fosse anche l'amico in carrozzella portato in chiesa, facente parte del coro...era nata una tale amicizia che dopo la messa raramente si andava a casa senza una visita, una preghiera, addirittura la Comunione a chi era indisposto o malato.
A Gesù comunque non si va da soli. Mentre vai in chiesa dovresti dilatare la tua vita sulle dimensioni della cattolicità-universalità della chiesa cristiana per portare tutti nella tua preghiera. A questo fatto ci si educa. E' infatti più facile essere introversi ed egoisti che fare lo sforzo di allargare il cuore sulle dimensioni del mondo.
Ma tu domandati cosa ci sta dietro alle porte che ti separano dalla chiesa: forse il disoccupato, il ragazzo rifiutato, l'amico tradito, lo sfrattato, ma anche due sposini che si sono giurati amore per sempre, due fratelli che stanno giocando, la mamma che vuole preparare un buon pranzetto perché è domenica...tutti e tutto devi raccogliere e portare al Signore. Questo è il compito del cristiano la domenica.
La tua Chiesa si trova al centro di un quartiere in città o al centro del paese o alla confluenza di più strade...Hai mai notato la sua forma? Ce ne sono di quelle che ricordano una nave e ci fanno ricordare l'arca della nuova ed eterna alleanza ed amicizia che Dio in Gesù ha stabilito con il suo popolo. Altre sono a forma di croce e fanno pensare all'unico segno che salva le nostre case. Altre più moderne sembrano fatte apposta perché la gente si senta una cosa sola e possa guardare insieme, in un solo spirito, il Cristo che continua ad incontrare l'uomo nel suo cammino.
Dunque entri in Chiesa. Si entra da più porte, si entra lasciando dietro a sé una molteplicità di esperienze, condizioni e culture. Eppure appena varcata quella porta si diventa una cosa sola come unica è la fede, unico il Padre, il Figlio e lo Spirito che ci conosce.
E così guardando troverai l'acqua benedetta e segnandoti nel nome della Trinità sei incitato a ricordare che il Battesimo ha operato in noi proprio questo miracolo: dei molti diventiamo un solo popolo. Attento però : la Chiesa non ci annulla nella nostra diversità di età, di intenti, di amicizie, di famiglie.
Per questo "insisto" che anche in Chiesa tu abbia un posto nel quale ti ritrovi con i tuoi amici, cosicché non ti sentirai anonimo nel cantare, nel pregare e nell'ascoltare. Se avrete un posto tutto vostro ed un appuntamento che vi date, farai esperienza che anche la fede unisce, fa comunità e non è solo una dimensione intima della persona.
Già ti dicevo di darvi tra amici di classe, di oratorio, di sport, di catechismo un posto nella vostra Chiesa. Ora però vorrei dire che a Messa nessuno è spettatore. C'è un posto, un ruolo, una parte, una testimonianza anche per te.
Non pensiamo a sufficienza che lì davanti all'altare noi preghiamo, chiediamo perdono, ascoltiamo, offriamo, accogliamo a nome di tutta l'umanità. La nostra preghiera non solo è per tutti (e sarebbe già un passo in avanti per tanti) ma è a nome di tutti! Se ci pensassimo faremmo meglio le cose e il nostro cuore si aprirebbe sui confini del mondo.
La Messa comunque richiede nel suo procedere una pluralità di interventi, di servizi, di animatori, a qualcuno dei quali, se hai pazienza, possiamo accennare.
Non stupirti, ma il primo servizio da rendere a Dio e agli altri è proprio quello di esserci! Se tu sei di quelli che pensano che nessuno lì ti attenda (neanche Dio) sarai presto di quelli che cominceranno a disertare la Chiesa. Questo mi preoccupa non perché sono un prete e....ho bisogno di clienti, ma perché se cominci a pensare che Dio non ti aspetta dubiterai anche degli altri e in un breve tempo correrai il rischio di sentirti solo ed inutile. E questo non è bello.
Un secondo servizio è quello di accoglierci. Mi commuovo quando vedo le catechiste che accolgono i loro ragazzini di catechismo così come gli animatori i loro adolescenti oppure quando vedo gli amici che si salutano lasciandosi scappare, anche lì davanti al Signore proprio come a scuola, una amichevole gomitata quasi a dire: "Sono contento di vederti!".
Ma poi pensiamo al servizio della Messa, della lettura, della raccolta delle offerte, del canto, della preghiera dei fedeli....attraverso questa animazione che la comunità cristiana ti offre nascono altrettante possibilità di amicizia e fraternità che vanno oltre il semplice rito e che chissà quanti già sperimentano.
7. Tutti in piedi: entra il sacerdote!
Lo conosci il tuo "don"? Un giorno più o meno lontano aveva la tua età e proprio in quel tempo, che adesso vivi tu, decise una cosa che avrebbe cambiato tutta la sua vita: continuare il servizio di Gesù in mezzo ai fratelli aiutando l'uomo di oggi a riascoltare la fresca parola del Vangelo, animando i vari gruppi divenuti Chiesa a mettere in pratica quanto hanno accolto nel proprio cuore, rendendo vivo e attuale il comando di Cristo: "fate questo in memoria di me, fino a quando Io ritornerò ".
Sotto a quei vestiti che ti possono piacere o meno c'è il ragazzo di ieri che oggi ripete per te la Parola che può decidere della tua vita.
Mentre vedi che va all'altare e che lo bacia come una persona viva (rappresenta la persona di Cristo!) prova ad immaginare una Chiesa piena di gente che cerca il senso ultimo della propria vita e la gioia di ogni giorno senza un prete che spezzi il pane che è Cristo stesso, senso e nutrimento, gioia e forza della vita. Senza il tuo don la comunità sarebbe senza il centro di attrazione, il criterio di unità, la bussola di orientamento, la sicurezza del cammino.
E lui che cosa penserà in quel bacio all'altare?
Qualche volta sarà come il bacio all'amico, qualche altra il timore che sia quello di Giuda. Sempre sarà il forte desiderio di essere docile strumento nelle mani di quel Gesù dal quale è stato scelto e al quale ora impresta la Voce perché risuoni la Parola, le mani perché Cristo diventi la comunione, la vita perché ognuno si senta accolto e amato dal Cristo, adesso nella Messa, dopo nella vita.
La Messa è la nostra Pasqua, il nostro esodo; ricordi la narrazione biblica? Un popolo che in piedi mangia l'agnello, si mette in marcia e, arrivato al Mar Rosso, canta per bocca di Mosé la vittoria di Dio su ogni schiavitù, su ogni male...canta la sua libertà nel nome del Signore.
Il sacerdote invita a segnarsi in questo Nome, cioè in questa Forza che rende nuove tutte le cose perché come Padre le ha volute e create, come Figlio le ha condivise e redente, come Spirito le conduce avanti in una storia che è ormai la Storia della Salvezza.
Anche la tua vita con le sue piccole e grandi realtà di ogni giorno è dentro questo fiume di Amore, di fraternità, di eternità. C'è da perdersi, perché a queste cose ci pensiamo poco, ma anche da ritrovarsi con una rinnovata fiducia per quello che siamo e possiamo diventare.
Infatti il celebrante saluta augurando di mettere la vita nella Grazia di Cristo, nell'Amore del Padre, nella Comunione dello Spirito. Ci augura di essere con il Signore, di ricuperare quei valori di fede e di speranza che sono indispensabili per vivere. Poiché anche lui ne ha bisogno, tu pure rispondigli: "E con il tuo spirito".
A questo proposito permettimi un suggerimento: le tue risposte non siano meccaniche. Cerca di riflettere sulle parole che dici; non pregare disordinatamente, ma tenta di andare con gli altri; non pregare a mezza voce o con voce intermittente, ma con voce chiara che riveli la consapevolezza dello spirito.
Hai presente anche tu quello che succede quando non si tiene conto di queste piccole osservazioni: l'impressione è di gente che per mera comodità di orario si è trovata a pregare ognuno il suo Dio e si disturba reciprocamente dandosi sulla voce.
E' da quando eri piccolo che la parola "solidarietà" ti accompagna come un ritornello e come un punto di riferimento per confrontare la tua condotta. Credenti o no, i tuoi educatori ti hanno giudicato su quanto sapevi stare con gli altri, quanto sapevi inserirti e lavorare; i tuoi genitori ti avranno rimproverato certamente per atteggiamenti di chiusura e di egoismo; sulla tua scheda scolastica c'è certamente una voce che parla del tuo senso degli altri, della tua apertura sociale.
Ebbene anche in chiesa "prima di celebrare i santi misteri" dobbiamo misurare la nostra solidarietà, la nostra "apertura" all'Altro e agli altri, ma per riconoscere subito che la prima condizione che ci tiene uniti è proprio il fatto che non siamo sufficientemente uniti.
Il peccato sotto ogni forma è proprio questo "no" a Dio, al prossimo, al nostro essere più autentico; ed in questo nessuno può dire: "Io sono a posto!". Tutti, in pensieri, in parole, con i fatti o tralasciando il bene che potevamo fare, siamo in debito; i cristiani sono coloro che, appena si riconoscono come tali davanti a Dio, con tutta schiettezza non hanno paura di guardare in faccia il male, sapendo che proprio dove sono lacunosi Dio li riempie di coraggio per la vita nuova secondo il Vangelo.
Ancora una cosa. Alla tua età è facile vedere i limiti propri o degli altri e scoraggiarsi; è facile la decisione di non andare più in chiesa perché non ci si pensa degni di Dio, come se in chiesa ci andassero i più buoni, i primi della classe, le medaglie d'oro della società. Gesù non è venuto a chiamare coloro che pensano di essere già giusti, ma i peccatori; non è venuto per i sani, ma per i malati; tutti dobbiamo imparare che cosa significhi: "Misericordia voglio e non sacrificio". Riflettendo su queste cose unisciti agli altri in un inno di Lode a Colui che toglie, carica su di sé, sconfigge il peccato del mondo, perché ogni uomo di buona volontà si senta amato da Dio e senta che Dio ama anche il proprio vicino.
10. Una preghiera chiamata "colletta"
Il celebrante invita: "Preghiamo". Avrai quindi notato che rimane in silenzio...Non ha perso il segno!
In questo momento egli esercita davvero il suo servizio sacerdotale: raccogliere le preghiere che sono nel cuore e nella vita di coloro che partecipano alla liturgia (il lavoro, la sofferenza, la gioia, la speranza di ogni uomo e di ogni famiglia) e fonderle in una sola preghiera, quella che per mezzo di Gesù la Chiesa innalza al Padre. Il momento è solenne ed intenso, rivela la profondità e l'universalità della preghiera cristiana.
Anche tu allora domandati in quegli istanti di silenzio quale è la preghiera che emerge dal tuo concreto vivere quotidiano; allarga la tua intenzione a voler raccogliere anche quanto è necessario per coloro che sono lì a pregare con te. La tua prima preghiera sia che il Signore stesso susciti in te ciò che devi chiedere, poiché Egli, a chi lo chiede, dà il suo Spirito.
Ora il celebrante legge quanto la liturgia propone di domenica in domenica; ascoltale queste bellissime preghiere! Ancora più bello sarebbe se inventassimo il modo di consegnarle ai papà di famiglia perché le ripetessero nelle proprie case durante la settimana...ma non distraiamoci!
La "colletta" (=preghiera raccolta) conclude con una professione di fede e fiducia nell'essere esauditi: "Te lo chiediamo per Cristo, nostro Signore" e tutti rispondono: "Amen", ossia "E' così, rimango fedele a questa preghiera, mi fido"; non biascicarlo, non demandarlo ad altri: questo "Amen" devi imparare a dirlo con forza perché nella vita dovrai dirlo tante volte per non cedere di fronte ai compromessi, alle tentazioni, alle difficoltà del credere.
Forse qualcuno ti ha già spiegato che uno dei significati della parola "chiesa" è "assemblea convocata per ascoltare"; che cosa? Il patto che Dio le propone, cioè un'allenza di amicizia, di protezione e di amore: "Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio, se...ascolterete la mia parola".
Ci sediamo e prestiamo attenzione a quanto la Bibbia riporta una volta per tutte come Parola di Dio. Mi viene in mente il popolo ebraico nel deserto, affamato, assetato, stremato dalla fatica e tentato dallo scoraggiamento che ascolta per bocca di Mosè quanto Dio gli riferisce: una parola sempre operativa che lo rimette in carreggiata.
Leggiamo nei Vangeli di folle che si accalcano attorno a Gesù per ascoltare la parola di Dio. Si tratta spesso di povera gente che, a contatto con le esperienze amare della sofferenza, della emarginazione, della malattia e della povertà, ha capito che nelle parole di quel "maestro" non c'è solo la capacità acuta dell'analisi della situazione o la denunzia dell'ingiustizia; la sua dottrina allarga i confini del senso della vita nella prospettiva di un Dio che è amico dell'uomo, lo vuole salvato e lo pone nell'orizzonte di un modo nuovo di vivere che fa arretrare il male e avanzare il bene.
Immagino le prime comunità cristiane, malviste dal resto del mondo e tormentate dagli stessi nostri problemi, che di fronte alle parole degli apostoli rimangono silenziose per ore, desiderose di meglio conoscere Gesù e il suo messaggio, coraggiose nel tentare vie nuove nella esistenza per essere fedeli all'Evangelo.
Più o meno intensamente è quanto viviamo ancora noi ogni domenica.
Come avrai notato, la liturgia della Parola comprende un brano dell'Antico Testamento, un salmo, un brano che descrive la vita delle prime comunità cristiane ed un brano di Vangelo. In un ciclo di tre anni la liturgia ci propone in modo esauriente l'ascolto dei passi più significativi dell'Antico Testamento, dei vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni, dell'insegnamento e dei primi passi della Chiesa degli inizi.
Vorrei subito suggerirti di ascoltare la pagina dell'Antico Testamento domandandoti come si "compirà" nel Vangelo. Quest'ultimo infatti presenta Gesù come la realizzazione delle attese, delle promesse, delle preghiere del popolo dell'antica alleanza e, al tempo stesso, come il superamento di una religiosità che vede Dio in schemi di giustizia troppo umana; sono schemi privi della fantasia della misericordia, del perdono, dell'amicizia, della fraternità e tesi a leggere i rapporti religiosi tra la gente di una stessa fede in termini troppo storici e geografici, correndo il rischio di dimenticare che l'uomo di qualunque cultura, razza e popolo è amato da Dio e conserva quindi la stessa dignità.
Non che nella religiosità ebraica non ci fosse l'attesa di questo momento messianico, tutt'altro! Gesù però nota che, se non si è attenti e vigilanti, si giunge a non attendere più o a non riconoscere i segni del compimento del disegno di Dio.
La seconda lettura potresti ascoltarla con la preoccupazione di trovarvi il modo concreto per mettere in pratica il messaggio evangelico.
Il salmo ci aiuta a creare il contesto nel quale ascoltare la Parola di Dio: una preghiera corale che ripete come uno slogan la fedeltà, la bontà, la forza, la presenza di Dio nella storia e la gioia che nasce dall'essergli un popolo fedele.
Ci sono poi i momenti forti dell'anno liturgico (l'Avvento, la Quaresima, il tempo di Pasqua) che, ripresentando i fatti salienti dell'intervento di Dio nella storia, ci rimettono in continuo stato di vigilanza e attesa per non trasformare il cristianesimo in uno dei tanti insiemi di norme e riti, in una delle tante religione. Ci riportano così ad accogliere il modo concreto con il quale Dio ci ha fatto suoi: inchiodando il nostro peccato alla Croce e facendoci capaci di vivere secondo il Suo Spirito, quindi da risorti.
Il momento che vivi della tua crescita è decisivo per gli anni successivi; in modo conscio o inconscio stai decidendo se essere una persona che vuole vivere con gli altri oppure un "solitario". Il cuore ti porta a cercare gli altri, ma le amare esperienze invitano la ragione a concludere che degli altri è meglio farne a meno. Come decidere?
Essere cristiano non vuol dire avere la soluzione a portata di mano: ci sono sedicenti cristiani egoisti e del resto persone non praticanti profondamente solidali. Non si tratta di decidere da che parte stare ma di che cosa mettere dentro per non fallire il senso della propria esistenza.
La storia che la Bibbia propone è il racconto del dramma dell'uomo che si vuole costruire da solo o accetta di costruire la propria esistenza con gli altri e con l'Altro. E' dunque una proposta di vita che fa appello alla decisione di ciascuno e subito dopo crea le premesse per essere popolo, gente che sceglie le vie indicate dal Signore.
Ascoltando la Parola che può salvare la nostra vita, entrati a far parte di quel popolo convocato per ascoltare e deciso a percorrere la via del Signore, cantiamo l'Alleluja, cioè la lode, la benedizione, la meraviglia per Jahvé.
Le prediche ti danno fastidio; ne senti dal lunedì al sabato; la più piccola osservazione finisce con prediche che alla tua età hanno sempre qualcosa di sbagliato nell'accento: "Quando eri piccolo non eri così!", "Se continui così staremo a vedere come finirai!". Chi ti rinfaccia il passato...chi teme per il tuo futuro...raramente qualcuno comprende chi sei adesso e ti dice una parola che rimandi alla fiducia per quello che sei in questa età.
La "predica" della domenica potrebbe diventare un momento di festa e di gioia perché è il tentativo di rendere attuale per te la parola di Dio ascoltata. Mettiti dunque in questo atteggiamento di disponibilità a verificare il momento che vivi con tutti i problemi che si affacciano all'interno della tua età.
In genere vengono sviluppati grandi temi: il senso della fede nella vita di una persona e quello che cambia nella vita alla luce della fede; la centralità della persona di Gesù nella vita del cristiano e l'importanza di farne un'esperienza personale e di popolo; l'importanza della presenza cristiana nel mondo e nella società per la nuova concezione della vita, della morale e della cultura che porta, diventando segno del compimento del destino dell'umanità.
Sono cose che ti fanno sbadigliare? Ti annoi a morte? Preferisci fantasticare o addirittura chiacchierare con il vicino? Pensa che domani, lunedì, dovrai essere pronto a rendere conto con la vita della speranza che è in te; rifletti che anche per l'uomo di oggi è indispensabile incontrare Cristo sul proprio cammino; renditi conto che questo mondo invecchia nel male se qualcuno non ha questa novità da offrirgli. Allora sarai contento e sarà una festa ricaricare qui le proprie batterie per essere, come ha voluto Gesù, luce del mondo.
Certo ti auguro che il tuo "don" non si renda odioso per la sua impreparazione, lungaggine, estemporaneità...se così fosse non stare a badare tanto alle sue parole ma alla predica della sua testimonianza.
Dopo l'omelia, la liturgia invita ad un momento di silenzio, non certo per ridare fiato al prete che si è sgolato ma per lasciare il tempo di fare il punto della situazione e orientare i propositi verso il messaggio ascoltato.
Il silenzio. Oggi se ne fa poco ed è visto più come assenza di rumore o di suono che nel suo aspetto positivo di riflessione ed interiorità. Chiedi dunque ai tuoi occhi di fare silenzio: non guardare in giro; poi chiedilo alle tue mani, mentre stanno tamburellando o vanno verso la bocca per offrire un po' di unghie da rosicchiare; adesso metti i piedi in silenzio, mentre non riescono a star fermi; certo, anche la bocca deve tacere, ma soprattutto chiedi al tuo cuore di fare silenzio perché possa conservare e meditare quanto hai ascoltato.
A questo punto domandati: Che c'entra la mia vita con quanto ho ascoltato? Sono contento di essere cristiano dopo quello che ho sentito sulla vita cristiana? Che cosa posso fare da solo e con gli altri perché Gesù si serva di me per portare il Vangelo anche agli uomini di oggi? Vedrai che una risposta il Signore stesso te la suggerirà.
A proposito di silenzio...questo non dovrebbe essere l'unico che fai durante la settimana; poiché infatti la messa -come abbiamo detto- riassume ogni aspetto della vita, quanto facciamo nella liturgia deve poi essere disteso nelle nostre giornate. Ritagliati dunque un po' di tempo ogni giorno per rimanere con te stesso in silenzio e per lasciar spazio al Signore, cosicché, se ha qualcosa da suggerirti, te lo possa dire. Non obbligarlo a rubare tempo agli amici, agli insegnanti, ai genitori...non sovrapporre la sua voce a quella dello stereo. Egli non ama la confusione; proprio come te, certe cose le dice al momento giusto e nel clima giusto: questo momento e questo clima si chiamano "silenzio".
C'è un brano bellissimo nella Lettera agli Ebrei: è immaginato uno stadio dove gli uomini lottano per la loro fede tenendo lo sguardo fisso su Gesù vittorioso; coloro che ci hanno preceduto nella fede dalle tribune dello stadio fanno tifo per noi.
Questa immagine mi ritorna alla mente ogni volta che con la mia gente faccio la professione di fede; mi inserisco così in una continuità del credere che mi fa ripetere una formula antichissima della quale ancor prima di comprendere le parole ne capisco l'importanza per coloro che le recitano. Questa professione di fede ci interroga perché e quanto, a nostra volta, dovremo trasmettere.
Crediamo che Dio è Padre e dunque è Lui che ci ha chiamati alla vita insieme con tutto il resto di quella creazione che lo riflette e ci conduce a Lui. Allora, bando alla solitudine, al non sapere che cosa ci stiamo a fare in questo mondo, ad ogni rifiuto del come siamo fatti e ad ogni paura del domani.
Crediamo che questo Dio ci ha amato fino a farsi nostro fratello: Figlio. Ci ha amati come eravamo, non si è vergognato del nostro peccato e ci ha insegnato che si ama dando la vita per i propri amici. Risorgendo, ritornando in vita, ci indica la strada da percorrere per non fallire l'esistenza e rimane con noi nella Chiesa perché l'umanità diventi una cosa sola, si realizzi nella santità, si apra ad ogni uomo, possa risentire attuale la Sua parola in ogni tempo. Allora, non c'è più spazio per una vita egoistica e priva di ideali; l'orizzonte di una comunità, dove vivere il proprio Battesimo, ricevere lo stesso Spirito di Gesù e realizzare ciascuno la propria vocazione, è una realtà che si fa coro e nel tempo raccoglie la voce di tante vite di qui fino all'eternità. Amen.
La fede apre orizzonti che quando eri bambino neppure immaginavi; questi spazi il cristiano li riempie di preghiera; sicuri, sulla parola di Gesù, che il Padre sa di che cosa abbiamo bisogno diciamo: "Ascoltaci o Signore". Dirai: "Ma perché rivolgersi ad uno che sa di che cosa abbiamo bisogno? Vuole umiliarmi, facendomelo chiedere?".
La preghiera non serve per ricordare qualcosa a Dio; il Signore ce la chiede perché allarghiamo il nostro vivere sulle necessità del mondo. Ecco perché il più sinceramente possibile, quando come Chiesa ci ritroviamo riuniti, diciamo le nostre intenzioni di preghiera per la nostra comunità, per la Chiesa che vive nella nostra patria, per tutta la Chiesa sparsa nel mondo, per tutti gli uomini credenti o non credenti, amici o lontani.
Un giorno arriveremo a trasformare in preghiera quanto la Parola di Dio ci suggerisce e con naturalezza presenteremo le nostre intenzioni a tutta la comunità. Adesso...si chiama "preghiera dei fedeli" perché talora la leggono dei fedeli, ma manca di spontaneità, dono prezioso davanti a Dio.
C'è sempre però un momento nel quale ciascuno di noi chiede al Signore ciò che lo Spirito stesso gli suggerisce; lasciati guidare nel formulare questa preghiera. Se ti trovi a partecipare all'eucaristia con il tuo gruppo di amici esprimiti con semplicità: avrai così la gioia attraverso la preghiera di esserti donato agli altri e troverai meno fatica a farti comprendere anche nel resto della tua vita.
Quante parole, ogni giorno,
nella vita degli uomini!
Cerchiamo una parola diversa
fatta per noi.
Tu sei parola che guarisce
sei parola che dà fiducia
sei parola che trasforma
sei parola che perdona
sei parola che libera
sei parola che dà vita
Parlaci, Signore!
"Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano" (Luca 11,28)
18. Si preparano i doni: pane e vino
Per rimanere in mezzo a noi Gesù ha scelto segni comuni, quotidiani e nel tempo stesso essenziali: pane e vino.
Ora vengono portati all'altare. Il gesto è presente da sempre in ogni religione, fa parte dell'intimità dell'uomo donare all'amico qualcosa di prezioso; è riconoscere che la persona amica è più importante del dono di cui ci si priva; è renderla partecipe della nostra vita, dei nostri gusti, del nostro io più profondo.
Già per il popolo ebraico era segno di alleanza offrire i doni essenziali alla vita a Dio: ricordi Melchisedek? E con il tempo diventerà segno di appartenenza al Dio dei Padri prendere le primizie del raccolto ed innalzarle al Signore. Fa parte dunque di questa storia di amicizia con Dio alzare quel pane e quel vino, dire quelle parole antiche prese dalla preghiera ebraica: "Benedetto sei tu Signore...", rinnovare il legame con Lui e riconoscere che quanto ci danno la terra ed il nostro lavoro è segno della Sua amicizia.
Il pensiero va subito a coloro che non hanno questi doni e ciascuno dà un po' del suo perché almeno l'essenziale non manchi a nessuno. Impara anche tu a privarti di una parte dei tuoi soldi, deponili nel cestino che passa; durante la settimana qualcuno ti sarà grato per la tua generosità e così la volontà del Signore che i beni della terra siano egualmente distribuiti avrà fatto un passo in avanti. Nelle liturgie più solenni ed in particolari circostanze vengono portati anche altri doni all'altare legati ai prodotti locali, al lavoro dei partecipanti, al carattere della liturgia.
Sovente si fa un canto o si ascolta una bella suonata d'organo. Partecipa a tutto questo con stupore e meraviglia che Dio accetti i nostri doni, la nostra vita, la nostra amicizia, la tua settimana spesso, come la mia, così banale e impara non solo a dare ma anche a ricevere. Se Dio si accorge di te e di me, non potremmo accorgerci di quanti offrono tempo, lavoro, amore, umili servizi per noi? Siamo forse più di Dio? Se ci pensi, a tavola guarderai in modo diverso quanto ti è messo nel piatto e ti scapperà perfino un grazie e un sorriso.
Ma adesso non distrarti, ci stiamo inoltrando nel momento culminante della festa!
San Paolo invitava i primi cristiani a tenere orientato il cuore dove è la vera gioia; se ne intendeva! Aveva capito quella che sarà la tentazione in ogni tempo e per ogni cristiano: a parole dire di essere con il Signore, a fatti cercare la gioia ed il piacere dell'esistenza in surrogati che il mercato del consumismo offre apparentemente a buon mercato. Paolo sapeva che da questo ne sarebbe derivata la tristezza del cuore, il turbamento e la constatazione -che già alla tua età qualcuno azzarda- che la vita è uno schifo.
Il sacerdote, come una sentinella, invita a rimanere vigilante: "Innalziamo i nostri cuori".
Non essere di quelli che subito rispondono: "Sono rivolti al Signore"; la risposta sia voce di un programma di vita che attraverso il gruppo, la catechesi, qualche servizio gratuito, gesti concreti di amore, obbedienza e parsimonia fanno rispondere: "Sto orientando la mia vita secondo le parole del Signore. Di più: sono certo che tutta la mia vita cammina verso di Lui e fin d'ora lo voglio presente in ogni mia gioia e fatica del crescere; sto rendendomi conto che l'uomo creato da Lui, con tutto il creato, va verso la pienezza dell'esistere che è gioia, gioia che è Lui stesso. Nonostante ogni disillusione cercherò di non perdere questo orientamento".
C'era una sicurezza negli uomini e nelle donne di Israele, una certezza sulla quale è cresciuto anche Gesù: Dio, il Santo, la pienezza di tutto ciò che è vero, buono, giusto...combatte al nostro fianco, è con noi. Egli il totalmente altro di quello che noi siamo (deboli, vulnerabili) è il Dio delle schiere dal braccio forte che sbaraglia i nemici, ci restituisce alla libertà, ha fatto di noi un popolo, ci ha dato una terra, è il Dio dei padri, fedele per sempre.
Anche Gesù ha insegnato ai suoi questa certezza per i momenti della tentazione e della prova, quando ha rivelato che Dio è "papà", dunque sa ciò di cui abbiamo bisogno e, se ci fidiamo della sua santità, ci tiene lontani dal Male e ci libera dal maligno.
Cantare, a piena voce con i tuoi amici, che Dio è "Santo, Santo, Santo...Osanna, Evviva!" significa gridare una certezza nuova che ti scende dal cuore: non sei solo! Fai parte di un popolo che ora canta con te e si definisce Popolo di Dio. Niente dell'universo gli è estraneo; tutto è pieno della sua santità; il male è già stato sconfitto. Il tentatore sconfigge soltanto coloro che, incuriositi e attratti da ciò che può nuocere, si avvicinano troppo. Se tu coltiverai nel cuore grandi ideali, starai con coloro che con te condividono l'appartenenza al Signore, se vivrai della santità del Signore nulla potrà farti del male, tutto apparirà pervaso della sua santità, tutto ritornerà bello e, una volta diventato grande, troverai quanto sia vera la constatazione dell'antico Israele: "Se il Signore non fosse stato con noi, lo dica Israele, ci avrebbero inghiottiti vivi."
21. Vieni, ti introduco nel Mistero
Allarga più che puoi la tua intelligenza. Tra poco il pane ed il vino portati sull'altare per esprimere il legame che l'umanità avverte con Dio con un gesto di gratuità e di offerta, non sarà più pane, non sarà più vino ma il Signore Gesù presente in mezzo ai suoi. Così Lui ha voluto. Così ci ha comandato: "Fate questo!". Si tratta del "mandato" per riconoscersi suoi.
L'intelligenza tua, mia, di tutti non può spiegare come avvenga, può solo arrivare a capire che chi ha "creato" all'inizio può fare nuove tutte le cose; può solo capire di entrare nel Mistero, in qualcosa che non è in grado di misurare, ma di cui si sente parte. Il pesciolino dentro l'oceano non riuscirà mai a misurare ciò che lo contiene, ogni giorno però dell'Oceano che lo circonda capirà qualcosa di nuovo e ciò sarà la sua vita.
Apri gli occhi e guarda; il tuo prete fa un gesto antico come quello di Gesù Risorto: impone le mani. Questo gesto lo conosci: è il segno del cambiamento. Quando il sacerdote alza la mano sul tuo capo e dice: "Ti perdono in nome del Signore" tu sei nuovo come nel giorno del Battesimo; nel giorno della Cresima quel gesto ha fatto di te un "adulto"della fede, ti riconosceva cristiano, quindi persona di origine controllata, di Cristo....Ora lo stesso gesto opera due cambiamenti: il pane non è più pane, poiché diventa il Corpo del Signore e noi non siamo più uomini e donne in continuo rischio di disperderci, poiché diventiamo sempre più la sua Chiesa.
Apri il tuo cuore. Sei entrato nel fiume della Fede che attraversa la storia fino alla fine del mondo, fino alla sua venuta. Leggi quanto S. Paolo scrive fin dall'inizio:"Io vi ho trasmesso quello che a mia volta ho ricevuto...".
Quanto Gesù ha compiuto è diventato memoriale. E' molto di più che una memoria di Lui, un ricordo capace di coinvolgerci in una scelta di vita; si tratta di Lui che rinnova il dono della vita, della Sua Parola resa attuale viva ed efficace, di uno Spirito, il Suo, che cambia la rotta degli avvenimenti.
Ecco perché, in piedi, in un gesto che ha il sapore dell'alleanza e dunque dell'amicizia con Dio e del coinvolgimento di tutto quello che fai e che sei, tu canti con il resto del Popolo di Dio: "Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta".
Con la nostra presenza attorno all'altare noi diciamo al mondo come è stato amato da Dio Padre in Gesù: "Fino alla morte!"; proclamiamo quale spirito ha lasciato nell'uomo: "La risurrezione, ora dal male, alla fine dalla morte" e quale novità ha deposto nella coscienza del mondo: "Il suo ritorno". Non stai andando verso il buio, la morte, il salto nel nulla.... Non è vero che il mondo va verso la catastrofe. Come cristiano tu dici a tutti che vincerà l'Amore e la Vita.
Alla presenza del Signore noi celebriamo il "memoriale". Non solo ci ricordiamo di quanto ha detto e fatto per noi, ma facciamo memoria di quanto ha creato, salvato, reso vivo dal Suo Spirito per constatare come la sua fedeltà operi adesso in me, in te, in tutti quelli che ci circondano, nella Chiesa, in tutti gli uomini.
Il cuore del cristiano allora diventa grande come l'universo, va al di là del tempo, raggiunge perfino quelli che sono morti in un abbraccio di comunione universale, cattolica.
E il sacerdote si rivolge al Signore con la stessa parola che descrive quello che facciamo, "ricordati". "Ricordati del Papa": è sulla fede custodita e garantita da Pietro che tu puoi dirti cristiano come i primi discepoli che seguirono Gesù e lo adorarono Risorto.
"Ricordati del nostro Vescovo": è perché c'è il tuo vescovo che tu appartieni in modo cosciente al Popolo di Dio e puoi essere sicuro che la tua fedeltà al Signore, al Vangelo, ai doni che egli ti ha donato, non andranno dispersi ma diventeranno beni da investire per rendere operante il Regno Nuovo voluto da Gesù.
"Ricordati di tutta la Chiesa": e tu quindicenne considerato da tanti un numero o un voto scolastico, diventi fratello di ogni uomo anche del più lontano perché ti collochi nella preghiera-ponte che unisce la Terra e il Cielo.
"Ricordati di coloro che sono morti": così tutte le barriere cadono, anche quella della morte. Ti puoi ricordare i nomi di coloro che non hai più vicino a te ed Essi, vedendoti nell'amore infinito di Dio, chiedono a Lui per te il compimento del tuo vero bene.
Raggiunti i confini dell'universo, non più grandi però dell'amore che Gesù ha avuto per tutti, il sacerdote -e tu con lui- è pronto per il gesto più grande e più bello che sia concesso all'umanità: prendere Gesù che raccoglie in sé tutte le preghiere, le speranze, le sofferenze, la vita e la morte di tutti i tempi (e anche dunque la tua vita, la tua crescita, la tua voglia di futuro, di amore e libertà, di bellezza e di amicizia) e innalzare il tutto in un dono d'amore al Padre con lo stesso Spirito di Gesù.
23. Per Cristo, con Cristo e in Cristo
Tutti sono in piedi. E' il momento più solenne, che meglio riassume tutta la vita di un cristiano; c'è qualcosa anche nella vita di ogni giorno che può ricordarlo, ma meno intenso.
Immagina di essere al brindisi dopo aver mangiato con i tuoi amici: uno si alza in piedi, eleva il bicchiere e dice tutte le cose belle che sa di te e quanto tu sia importante nella vita di tutti, poiché tu sei di tutti loro.
Quello che facciamo alla domenica è molto di più ma è pur sempre tratto dal meglio che vogliamo dire al Padre per quanto ci vuole bene: "A Te Dio Padre onnipotente nell'unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria per sempre...". Ma il nostro calice alzato è Dio stesso fatto Figlio, Fratello, diventato Gesù di Nazareth ora Risorto e Signore e dunque nostro presente e nostro futuro, via per arrivare a Dio, vita della nostra vita, verità in tutte le nostre ricerche: "Per Cristo, Con Cristo e in Cristo".
Cantando "Amen!" tu ribadisci che è così! Per mezzo di Gesù e grazie a Lui, con Gesù e grazie a Lui, con Gesù perché gli sei amico e discepolo, in Gesù che fu costituito Messia e Signore della tua vita, tu diventi un Amen, un "sì" a tutto quanto il Padre ha progettato su di Te! Ti immetti così nella fila di coloro che da Abramo fino a te hanno detto a Dio: "Tu sei il mio passato, il mio presente e il mio futuro".
24. Obbedienti....osiamo dire: Padre nostro
La parola "obbedienza" non ti deve spaventare: non è niente che vada contro il bisogno buono che senti di indipendenza, autonomia, libertà. Anch'io alla tua età temevo che questo termine avrebbe soffocato il bisogno insopprimibile di essere me stesso, ma poi scoprii che "obbedire" deriva da ob-audire, prestare ascolto, ascoltare: la caratteristica più esaltante di ogni uomo!
Non siamo chiusi nel nostro io, non siamo costretti ad ascoltare solo la voce del nostro istinto buono o cattivo; c'è in noi la capacità di ascoltare, di uscire fuori, di diventare quello che ancora non siamo. La radice del credere è proprio "Ascolta, Israele!" ed ascoltare significa mettersi in sintonia; non puoi infatti né amare né essere amato, non puoi dire "sì" o "no" -e dunque essere libero- senza aver ascoltato, più che con le orecchie, con il cuore. Non si crea alcun legame senza prestare ascolto.
Noi, dice il sacerdote celebrante, stiamo per vivere il legame più grande con Dio nella comunione con Gesù Risorto e dunque prestiamo ascolto, poiché Gesù ci ripeterà le parole-preghiera per rivolgerci al Padre. Noi le diremo nel suo stesso Spirito e saranno la nostra risposta di uomini liberi alla Parola che il Padre ci ha rivolto: il suo Figlio Gesù.
Il "Padre Nostro" è il compendio di tutte le preghiere che Gesù ha insegnato ai suoi quando gli chiedevano di insegnare loro a pregare; se pensi a quello che dici ti accorgerai che è una preghiera strettamente unita alla vita, alla esistenza, ai rapporti di ascolto che hai con Dio, con gli altri, con te stesso.
Dio, chiamato Padre, diventa l'Orizzonte nel quale comprendere tutto, la vita, la morte, il Regno che si espande cambiando il cuore degli uomini che si sintonizzano nella sua volontà; l'umanità si riscopre fatta di fratelli alla luce di colui che è Padre, solidale nella condivisione e nel perdono.
Chiediamo inoltre la cosa più importante che riguardi la nostra vita: "Non ci indurre in tentazione": fa' che non usiamo male la nostra libertà andandoci a cacciare in quella situazione di pensiero, di valori, di orientamento della vita in cui Tu, Padre, sei assente; sarebbe l'inizio del nostro male, non presteremmo più ascolto a nessuno se non a noi stessi, ognuno obbedirebbe solo più al proprio istinto, alla propria paura degli altri, alla propria violenza e, come tante volte nella storia quando l'uomo perde Dio, sarebbe l'inizio dei mali che ci affliggono e non ci sarebbe più pace.
"Liberaci Signore da tutti i mali
concedi ai nostri giorni la tua Pace
e noi saremo sempre liberi dal peccato
e sicuri da ogni turbamento"
25. Nell'attesa che si compia la beata speranza...
Chissà quante volte avrai già risposto alla domanda: "Che cosa è il cristianesimo?". Hai imparato a rispondere che è la presa di coscienza che Dio in Gesù di Nazareth ha incontrato l'uomo per essergli amico ed essere la sua salvezza e che da questo fatto nasce un'interpretazione nuova della vita in tutti i suoi aspetti.
Ora è tempo che tu comprenda una verità della vita cristiana che da piccolo era difficile capire perché non avevi la nozione chiara del tempo e dello scorrere della tua esistenza; il cristiano, quindi anche tu, è chiamato a comprendere la sua vita dal suo punto finale e "la fine" o "il fine" della vita è un incontro, una manifestazione di Gesù. Questo significa che la nostra vita, la vita di tutti gli uomini e la storia intera cammina verso quel punto.
Quelli che pensano che alla fine della vita ci sia la morte -intesa come la fine di tutto, lo scomparire, il perdere coscienza o il ritornare a vivere sotto qualche altra forma di vita- non sono cristiani anche se sono persone buone e impegnate. Il cristiano, davanti a Gesù, ogni domenica dice parole che dichiarano come egli intende la vita con tutto quello che comporta, compresa la morte sua e di tutti gli uomini: il ritorno di Gesù, ossia l'incontro con Lui giudice di tutti i pensieri, le parole, le azioni, gli affetti della nostra vita.
Nella tua fatica di crescere, di essere leale, di mantenere pensieri, parole e azioni trasparenti, di prepararti ad essere un adulto che si impegna a costruire un mondo più giusto, nulla di te andrà perduto.
Ricordi le parole di Gesù dette al primo incontro in cui ha spezzato il pane e ha detto: "Questo è il mio corpo dato per voi"? Disse: "Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano dove sono io". Per questo Lui è venuto e si è fatto carne, perché la nostra carne risorta come la Sua entrasse a pieno diritto nella vita stessa di Dio che è pienezza di amore, beatitudine ed eternità. Ecco perché la domenica i cristiani cantano, quasi gridano:
Tuo è il Regno,
tua la potenza,
tua la gloria nei secoli!
26. La Pace del Signore sia sempre con voi!
Sono le prime parole che Gesù Risorto augura agli Apostoli rinchiusi dove avevano celebrato la Pasqua per paura di fare la stessa fine di Gesù, pieni di paura e di delusione per la bella avventura finita in tragedia, amareggiati dal fatto che tutto quello che avevano puntato su quel Maestro trascinatore di folle che aveva chiesto loro di abbandonare padre e reti fosse finito in un fiasco clamoroso. "Pace a voi!".
Il sacerdote a suo nome si fa continuatore dell'annuncio, cosicché anche le tue paure, le tue piccole tragedie familiari e scolastiche, le delusioni degli amici svaniscono come nebbia. Egli è presente. E' lì, e se c'è Lui -lo ripete continuamente il Vangelo- non siamo attanagliati dalla paura di non farcela o di essere sopraffatti. Pace a voi!
Sai che cosa è la pace? Diventando adulto, nella scuola, sui giornali, sulla bocca dei politici, troverai sovente questa parola e, come tante altre, imparerai che non suona come quella che a nome di Gesù ti è augurata la domenica. Dovrai imparare a stare attento anche a te stesso perché attorno alla pace ci sono almeno tre categorie di persone: i pacifici, i pacifisti, i pacificatori. I pacifici sono quelli che pensano che la pace nasca dal farsi ognuno i fatti propri, ognuno nel proprio orticello, identificando la pace con il non disturbarsi a vicenda con un pizzico di tolleranza. I pacifisti sono quelli che chiamano "pace" quella del proprio partito o della propria corrente di pensiero e intendono la pace come addormentamento della coscienza, massificazione delle idee; tutti leggono lo stesso giornale, mangiano gli stessi cibi...tutti vivono in pace perché il "potere" ha stroncato ogni alternativa.E poi ci sono i pacificatori. Questi li hai conosciuti sui libri di storia: c'è la pace romana, sovietica, americana...la pace del più forte che "esporta" la pace dei propri interessi, la controlla, la contrabbanda per cultura; una pace fatta dagli equilibri delle forze.
La pace che tu ricevi la domenica è un'altra; è quella del Signore il quale ha detto: "Beati i manovali della pace"; beati cioè quelli che si mettono di persona nel piccolo oggi, e domani chissà dove, a costruire rapporti tra le persone degni del nome di pace senza che nessuno possa dimostrare la prevaricazione. Augura anche tu al sacerdote di essere un costruttore della pace: "E con il tuo spirito". Insieme eleviamo il nostro bisogno di Pace a Colui che ha immolato se stesso ed è diventato Agnello perché fossimo liberi e liberati dai mali che insidiano la pace e vivessimo nella sua.
27. Beati gli invitati alla Cena del Signore
Non illuderti! Ci sono anche dei "guai" di Gesù per i buontemponi che si accostano in modo superficiale ed ipocrita alla sua mensa; ci sono parole terribili per coloro che saranno stati con lui alla Mensa senza averne tirato le conseguenze sul piano della vita. Al momento di entrare nel regno, Egli dirà: "Non vi conosco, lontani da me operatori di iniquità".
In effetti certe processioni domenicali verso la comunione parlano di un popolo cristiano distratto, dimentico, abitudinario. Ma non è di questo che mi preme parlarti, ma dell'effetto di essere stati alla mensa del Signore, di quella parolina che, ormai abituato a sentire, corre il rischio di scivolare via senza che tu ne abbia afferrato la potenza: "Beati!".
Anche per gli uomini dell'alleanza con Israele il termine della vita, l'apice della storia era visto come risposta all'invito di Dio ad una grande Festa, con un grande banchetto; anche Gesù nella sua predicazione parla del termine della storia come di una grande festa, con tanti invitati, ma per Lui il grande banchetto di nozze tra Dio e l'umanità è già cominciato. E' la "festa" dovuta alla sua Presenza.
La beatitudine comincia fin d'ora proprio perché c'è Lui, la Rivelazione di Dio all'umanità, lo Sposo, l'Amico. Il Libro dell'Apocalisse (che vuol dire Rivelazione) afferma che tutta la vita è rispondere a Lui che viene e bussa per entrare a cenare con noi. Essere credente è sapere questo e rispondere: "Vieni Signore Gesù".
Questo intende dire il sacerdote con le parole: "Beati gli invitati...". Sii dunque felice di essere lì e di sapere che il Signore che entra in comunione con te è la risposta ad ogni tuo desiderio e domanda, è la pienezza di ogni tua attesa e bisogno di incoraggiamento. Con Lui sarai felice, beato in ogni situazione che la vita ti presenterà e Lui sarà la tua beata eternità.
Già abbiamo meditato quanto impegnativo sia dire: Amen. E' fondare la propria vita su quanto diciamo essere vero. Tu guardi e vedi pane; ti viene detto che è il Corpo di Cristo e tu rispondi: Ci credo, è così.
Non ti è detto: "Questo pane ci ricorda Gesù Cristo, è come se fosse Lui"; non ti è detto che quello è il segno, bello e commovente, che Egli ci ha lasciato perché ci riconoscessimo suoi. Ti è detto che il pane non è più pane, pur conservandone le apparenze al tuo sguardo, al tuo tatto, al tuo gusto; lo Spirito Santo infatti, che fin dal principio era il Vento che creava e plasmava, ha iniziato in quel pane una nuova creazione e ha fatto sì che tu nutrendotene sia trasformato in Cristo, nella sua nuova vita di Risorto. Dicevano i primi cristiani giustamente che quel pane è l'antidoto contro la morte. "Chi mangia di questo pane vivrà in eterno".
Vorrei che alla tua età non pensassi più all'incontro eucaristico come un aiuto per essere buono, sincero, fedele. E' qualcosa di più: è la salvezza perché salva la vita dalla morte, cosicché il cristiano ha due vite davanti, una nel tempo ed una nell'eternità.
Capisci allora il gesto di stendere la mano come dei poveri che da soli non possono allungare di una sola ora la propria vita, ma che divenendo una sola cosa con Lui possono vivere la sua Parola: "Chi crede in me, perfino se morto vivrà!".
Prima di accostarti, inserendoti nel cammino processionale -metafora dell'andare degli uomini verso Cristo- hai detto parole gravi prese dal Vangelo: "Non sono degno...di' soltanto una parola...". Già l'abbiamo detto: non si può comunicare al Signore da superficiali, da spensierati, da abitudinari di Dio. Alla tua età, però , per tanti motivi, può nascere la tentazione di allontanarti per "indegnità", per delusione di te stesso, perché tanto non riesci ad essere un cristiano come vorresti. Attenzione: Egli non è venuto per i sani ma per i malati, perciò è proprio questo il tempo di intensificare il rapporto con il Signore, se fosse necessario, anche tutti i giorni.
Nella storia dei cristiani ci sono già stati periodi in cui la gente andava a vedere quello che faceva il sacerdote, senza partecipare. Una volta che tu vivi il sacramento della Penitenza quando la Chiesa ti convoca per confessare la misericordia di Dio, quando il dialogo con il tuo "don" è costante e sacramentale, non diventare uno scrupoloso. Sii certo che davvero il Signore ti trasformerà e, da ragazzo eternamente in crisi e scoraggiato, farà di te un adulto come uno di quegli apostoli che usciti dal Cenacolo hanno cambiato il mondo.
Ricevuto il Corpo del Signore, detto il tuo Amen, ritorna a posto per fare un po' di silenzio. Vorrei insegnarti infatti quanto anch'io ho ricevuto; per questo non ti ho detto preghiera, ma silenzio.
Quando ricevi un amico non devi essere solo preoccupato di inondarlo di te, dei tuoi interessi o delle tue preoccupazioni; se per te è importante, desideri soprattutto ascoltarlo. Così deve essere con il Signore.
Crea le condizioni di ascolto, concentrati fino a sentire la sua voce, non essere in pace fino a quando la parola spezzata per tutti noi non diventa Parola per te; vivrai così gli istanti più felici della settimana.
Egli non parla mai per rimproverarti; ti è amico e ti sussurrerà come seguirlo in famiglia ed a scuola; ti suggerirà le parole, gli atteggiamenti giusti per testimoniare che sei dei suoi per il bene di tutti. Se emerge alla tua coscienza qualcosa che nella settimana ti è di turbamento o causa constatazione del tuo limite o della tua contraddizione è il momento di stabilire alleanza con Lui. E' Lui il Dio che sbaraglia i nemici e con Lui anche Tu farai cose grandi.
Se ti rimane del tempo fai passa i nomi delle persone care, degli amici e anche di coloro che ti sono causa di sofferenza o che tu non riesci ad amare abbastanza. Poi con tutta la gente che ti circonda unirai la tua voce nel canto di Ringraziamento che normalmente segna la partecipazione all'Eucaristia.
La preghiera del Celebrante conclude riassumendo con le parole della Liturgia del giorno il "grazie" di tutta l'assemblea. Unisciti con il tuo Amen.
E' probabile che anche nella tua comunità , il sacerdote, prima del congedo dia alcuni appuntamenti ai vari gruppi durante la settimana. Anche tu prolungherai la tua Messa nella "missione" che ti è affidata.
Ora ti è consegnato il compito di prendere seriamente la tua formazione cristiana con la partecipazione alla vita di gruppo, con il dialogo cristiano con i tuoi catechisti e animatori, con il colloquio confidente e sacramentale con il tuo sacerdote.
La tua crescita è anche intellettuale e di realizzazione di quello che sarà il compito che avrai da adulto nella tua professione; come cristiano hai la fortuna di vedere come Dio si riveli in tutte le cose e le persone che incontrerai. Tutto e tutti sono occasione di crescita, se come Gesù saprai ascoltare ed interrogare.
E poi c'è la tua crescita affettiva. Impara a voler bene, ad essere trasparente e caloroso nei tuoi rapporti; l'amicizia che senti nel cuore è una grande occasione per scoprire modelli tra i tuoi coetanei che ti aiutino a far crescere la tua personalità. Mentre il sacerdote parla agli adulti, ascolta attentamente: attraverso quegli appuntamenti si costruisce la comunità che ascolta, prega, si fa solidale con i meno fortunati. Anche tu domani, da adulto, comprenderai che non ci salviamo da soli e da soli non possiamo neanche migliorare la nostra società.
La comunità cristiana è il "laboratorio" di quel mondo nuovo che Gesù ha inaugurato e che procede con i nostri piedi, agisce con le nostre mani, ama con i nostri cuori, il Regno di Dio guarda anche con i tuoi occhi, sorride con la tua bocca, si fa strada attraverso la tua fedeltà, cresce con la tua fatica, si arricchisce dei tuoi talenti, è credibile attraverso la tua coerenza, ricomincia da capo ogni volta che sai chiedere perdono. Inchinandoti per la benedizione chiedi al Signore di camminare con Te ogni giorno e proponi di camminare con Lui nello Spirito di alleanza che qui hai celebrato.
Ho ripercorso con te quanto ogni domenica facciamo in memoria del Signore Gesù per saperci salvati dalla sua morte, per dire a tutti che la Sua Risurrezione è il nostro futuro nell'attesa che Lui ritorni.
La Messa è il centro della fede e della fede ha la struttura fin dall'inizio, fin da quando, come ci racconta Marco (Mc 16, 1-8), i primi apostoli la mattina dopo il sabato andarono al sepolcro, riconobbero che Egli era vivo e ritornarono nella Galilea da Lui indicata per vederlo.
Anche noi andiamo con la nostra vita, le nostre paure, ma anche le nostre gioie a scoprire quanto la Sua Parola ed Egli stesso sia vivo per poi vederlo nella "Galilea" di ogni giorno dove ha voluto rimanere: i poveri, gli ammalati, gli esclusi, tutti coloro che si affacciano ogni giorno nella tua esistenza.
Parola e Pane nutrono il nostro essere Suoi discepoli formando le due parti della Messa fin dall'inizio del cristianesimo quando i discepoli ascoltavano i racconti della vita, dell'insegnamento, delle opere, della passione, morte e risurrezione di Gesù e per segno di appartenenza a Lui eseguivano il suo comando di spezzare il Pane comunicando alla sua stessa vita.
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Con queste meditazioni ho cercato di aiutarti a vivere l'intensità dei vari momenti dell'appuntamento domenicale con Gesù risorto che i cristiani chiamano Messa perché riassume il loro mandato, la loro missione, tutto i "perché" del loro essere davanti al Dio dell'Alleanza e davanti all'umanità che Dio ama fino a donare se stesso perché sia libera e risorta.
Ma la Messa non si celebra senza un insieme di partecipazione, creatività, ruoli, servizi, al di dentro dei quali -con il cuore cattolico che deve avere un cristiano- devi trovare anche il tuo spazio.
Hai una bella voce? Fatti voce di tutto il creato, di tutta la storia, di tutta la Chiesa e, nel coro, loda il Signore.
Sai leggere bene? Entra nel gruppo dei lettori.
Sai suonare la chitarra, l'organo, la tromba....? Presentati!
E se, anche se non sei più bambino, aiutassi il sacerdote nel servizio all'altare? Con il tuo sacerdote, certamente troverai il tuo posto. Un dovere poi è di tutti: quello di accoglierci non solo nello stesso banco ma nel cuore.
La Messa di ogni domenica ti renda domani uomo o donna con il cuore ed il pensiero dello stesso Gesù chinato davanti a ciascuno ad accoglierci lavandoci i piedi in un gesto che dice tutta la felicità di Dio per essere arrivati nel suo Cenacolo dove tutto parla e comunica il suo Amore.
La tua parrocchia è il luogo dove di settimana in settimana, nel giorno chiamato del Signore (domenica), anche tu puoi sentirti pieno di gioia e meraviglia per essere stato chiamato ad essere dei suoi.